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Dati, informazioni, conoscenza. Il patrimonio culturale e i nuovi lavori creativi

Qui tutti i materiali risultanti dal Seminario Dati, informazioni, conoscenza. Il patrimonio culturale e i nuovi lavori creativi che ha avuto luogo Martedì 17 aprile 2018 alle ore 16.00 al Polo del ‘900.

Il valore risiede sempre meno negli oggetti materiali e sempre più nella capacità di trattare informazioni: Booking.com non possiede nemmeno un hotel, ma vale molto di più delle maggiori catene alberghiere.
L’informazione è la materia prima di cui si sostanziano conoscenza e creatività: la loro combinazione produce innovazione sociale, economica e culturale.
La Pubblica Amministrazione è di gran lunga il maggior produttore e detentore di informazioni: possiede sterminati giacimenti, oggi largamente sottoutilizzati, della più preziosa delle materie prime. Tali dati, quasi sempre gestiti da agenzie di proprietà pubblica (come, ad esempio, CSI Piemonte o ParER-Polo Archivistico Regione Emilia Romagna) costituiscono, in potenza, un sistema di BigData pubblico; sempre che diventino accessibili e interoperabili.
Nel settore dei beni culturali questa diseconomia appare particolarmente evidente: milioni di descrizioni standardizzate e di altre risorse digitali risiedono in sili informativi raramente interoperabili, concepiti a fini gestionali e non produttivi, tecnologicamente obsoleti.
Le principali banche dati culturali nazionali realizzate dal MIBACT (SBN per le notizie bibliografiche, SIGEC per i dati sui beni archeologici e storico-artistici, SAN per gli archivi)  non prevedono tra loro alcuna interoperabilità; accanto alle piattaforme nazionali esistono poi diverse piattaforme culturali regionali: almeno una decina di regioni del Centro-Nord a partire dagli ultimi anni del secolo scorso hanno accumulato un’imponente quantità di dati, naturalmente in sistemi non interoperabili.
A livello internazionale, di recente, sono stati elaborati nuovi standard di descrizione sia in ambito bibliografico (Resource Description and Access – RDA) e archivistico (Records in Contexts – Conceptual Model, RiC-CM), che pongono l’accento sulle risorse informative dei documenti e dei libri descritti, evidenziandone il sistema di relazioni con gli altri oggetti (e informazioni) culturali.
Nel contempo si stanno inconsapevolmente privatizzando quote crescenti di tali risorse: in cambio di modeste vetrine sempre più spesso si cedono gratuitamente a potentissimi player globali i diritti su di esse.
Occorrono politiche: non l’ennesima campagna di schedature o digitalizzazioni, ma investimenti volti a trasformare i dati in informazioni e le informazioni in conoscenza e a conferire a tutto ciò affidabilità e persistenza.
Occorre scommettere sull’effetto moltiplicatore di tali investimenti: creatività e nuovi prodotti, non soltanto in ambito culturale. I dati pubblici sono una opportunità di lavoro con alti contenuti di creatività. Si può partire da quelli culturali che sono immediatamente fruibili, ma senza delimitare il campo: le banche dati pubbliche possono diventare una miniera quasi inesauribile di risorse informative e di opportunità di lavoro, a condizione di essere facilmente accessibili e di “aggirare” le cortine poste dall’autoreferenzialità dei sistemi informativi o da una malintesa tutela della Privacy.
Una prima proposta operativa: un Osservatorio sui dati pubblici promosso da Ismel, con la partecipazione di Regione, Città metropolitana e Comune di Torino, Università e Politecnico e Fondazioni Bancarie (incluse quelle non torinesi come CR di Asti, di Cuneo, di Biella, di Savigliano, ecc.) cui sono chiamati a presenziare tutti gli operatori grandi (CSI) e piccoli. L’Osservatorio avrebbe il compito di monitorare lo sviluppo dei sistemi informativi pubblici con riguardo alla preservazione dei dati (data curation), all’accessibilità e all’interoperabilità.

Interventi

Introduce: Giovanni Ferrero, Presidente ISMEL

Tavola rotonda:
– Laura Moro, Direttore dell’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
– Giulio Lughi, Università di Torino, Presidente Comitato Tecnico Scientifico CSI Piemonte
– Stefano Benedetto, Dirigente Area Cultura della Città di Torino
– Paola Casagrande, Direttore della Direzione Promozione della Cultura, del Turismo e dello Sport della Regione Piemonte
– Stefano Frache, Dynamix Italia
– Aldo Gangemi, Università di Bologna e CNR-ISTC, Laboratorio di Tecnologie Semantiche

Modera: Diego Robotti, MIBACT- Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Piemonte

QUI il link al sito di Cobis citato negli interventi

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